LA VETRINA

LA VETRINA

In quale strada ho lasciato i miei occhi svagati

in cerca di realtà?

Conoscevano davvero solo il nulla?

Me li hai rubati tu, al sogno chiedo.

 

Ora lo specchio mi spiaccica in muso l'immagine

e son due pozze colore di fango

che così mi spiego anche il cane che ci ha pisciato dentro prima.

 

I mulini non corrono più dritti, e quando mai lo hanno fatto?

L'acqua corre antioraria, voglio una riva in cui annegare salva

nei miei pochi sporchi centimetri di inettitudine.

 

Quei mulini che erano nel tuo grembo

acqua sporca io affogavo già putrido l'odore prima del respiro.

 

Io c'ero, ma tu sei scappata

le valigie, un treno e la tua ansia verbosa

in cerca del binario e del litigio.

 

Correvi verso la tua nuova vita made in Italy, baby!

E io male cane, sine spes, all'arrivo,

che per te era altra carne da mettere a cuocere a fuoco lento,

(e quanta goduria, te la sentivo addosso),

e per me il comincio di un inferno

che ancora, piccola e poco stronza, non sapevo.

Le orecchie, intanto, avevo ficcato un dito dentro, un tappo di cerume

che di fretta vergognandomi tolsi in arresto cardiaco

davanti alla tonda giostra. 

Volavo a vomitare

i ragazzi ci davano dentro dopo il catechismo

la giostra spingevano

e io no, non potevo scendere di lì,

cerume stagionato in tasca,

pianto sotterfugio o inondamento sottocutaneo,

ma asciutta in superficie

non ero certo la codarda del branco.

 

Male cane

se ho pisciato e gettato escrementi e sanguinacci

fuori del corpo mentre ti davo alla luce, non torno indietro,

ma l'infermiera giocava al gioco della bestemmia a tutto spiano

e io mi sentivo la cagna del cane di prima ben fiero del suo piscio nella pozza.

 

Il dottore poi te lo aveva detto

“sua figlia crescerà con dei problemi psichiatrici”

Nevvero?

MALE CANE (Doriana Alba Granzotto; 2024)